KRIMA SRL
IL PANNO CASENTINO
Un’eccellenza della moda italiana da oltre 600 anni
COME SI PRESENTA IL PANNO CASENTINO
Il panno casentino è un tradizionale tessuto di lana tipico del Casentino.
Il tessuto viene follato (infeltrito) per renderlo impermeabile e garzato per ottenere un lato peloso.
Il “panno grosso”, ricavato dalla tosatura delle pecore della valle, era apprezzato per l’alta resistenza all’usura e alle intemperie ed era adatto alle necessità di chi doveva vivere in viaggio o trascorrere fuori, all’aperto, buona parte della giornata. Sembra inoltre che il suo aspetto esteriore, con il pelo irregolare ed una rifinitura sommaria, fosse stato dettato dai governanti toscani.
Il ricciolo, che contraddistingue gli abiti in panno casentino, costituisce un funzionale doppio strato, antifreddo e antipioggia, e veniva inizialmente ottenuto con un finissaggio particolare, con la garzatura, che estraeva il pelo, e in seguito con la rattinatura.
Sfregando la lana con pietra si otteneva il ricciolo, mentre oggi per produrlo sono usati macchinari (rattinatrice). Le proprietà del tessuto garantiscono anche il perfetto isolamento termico, oltre alla traspirazione dei vapori propri del corpo umano.
STORIA DEL PANNO CASENTINO
La tradizione della lavorazione della lana nel Casentino è testimoniata sin dalle epoche etrusca e romana, ma l’allevamento di ovini vide uno sviluppo crescente a partire dal XV secolo, su forte richiesta di lana del polo tessile fiorentino. La nascita del primo Panno Casentino è attestata nel 1537: il successo di questo nuovo prodotto fu velocissimo grazie alla resistenza e alla compattezza, dapprima nei ceti più umili ma successivamente anche in quelli più elevati, complice anche il prezzo concorrenziale.
Nella seconda metà dell'Ottocento il lanificio di Stia, sfruttando la proverbiale resistenza all'usura del panno casentino, produsse e commercializzò a Firenze, a partire dal 1890, delle "mantelline per cavalcature", destinate alla copertura degli animali da traino. L'allume di Rocca usato come mordenzante unito, per inesperienza, a dei coloranti chimici non proprio azzeccati, dette luogo ad un panno resistentissimo dal colore singolare rosso aranciato.
Di lì a poco i barrocciai si cucirono i propri abiti, riciclando le mantelline dei loro animali. Il caratteristico colore piacque molto alle signore di Firenze tanto che il lanificio di Stia, per soddisfare le nuove esigenze di mercato, affiancò il nuovo colore rosso aranciato al verde tradizionale. Apprezzato da personaggi illustri come il barone Bettino Ricasoli, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini, l'abito in panno casentino veniva confezionato a doppio petto, con martingala e collo di volpe, simbolo di eleganza e raffinatezza, perfetto per andare a caccia o montare a cavallo.
Il XIX secolo è anche il periodo in cui si affermarono nuovi colori, l’arancione e il verde (definiti da D’Annunzio «il fuoco del tramonto e il verde dei boschi della valle aretina») oltre ai classici fratino, topo e rosso.
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento il panno casentino visse quindi una vera esplosione, che vide la tradizione tessile casentinese svilupparsi a livello industriale, con i lanifici di Stia e di Soci (Bibbiena): l'economia dei due paesi si è legata da allora in maniera indissolubile all'attività laniera. Un prodotto che divenne in breve un vero e proprio status symbol e che ancora oggi è apprezzato in tutto il mondo.
IL PANNO CASENTINO NELLA MODA MODERNA
Givenchy lo scelse per realizzare il famoso cappotto che l'attrice indossò in "Colazione da Tiffany"
Il panno casentino ha saputo mantenere il suo valore di eccellenza italiana nel mondo anche nella moda contemporanea. Diventato un cult nel film “Colazione da Tiffany”, grazie al paltò sbarazzino a quattro bottoni color arancio indossato da Audrey Hepburn, tagliato e cucito per l’occasione dall’atelier Givenchy di Parigi, è stato poi ripreso anche in tempi più recenti, dal genio dell’alta moda Roberto Capucci, che lo ha sapientemente plissettato per dare vita a un cappotto fiabesco, strizzato in vita e dai grandi revers, protagonista della mostra Capucci e il Casentino: tra sperimentazione e artigianalità”, organizzata nell’ambito della manifestazione fiorentina “Artigianato e Palazzo”.
Tra gli stilisti che hanno mostrato nel tempo un forte feeling con il Panno Casentino, Gianfranco Ferrè, Pierre Cardin e recentemente anche Roberto Cavalli. Non ci sono limiti creativi a quello che è possibile fare con questo tessuto, ma in generale la duttilità del materiale ne ha comportato l’applicazione negli utilizzi più disparati.
Il grande pubblico sarà forse portato a collegare il Panno Casentino alla classica creazione a cappottino a doppia o a singola abbottonatura o in stile montgomery, con sotto un comodo cardigan, in particolare nelle colorazioni arancio e verde.
Con il tempo il Panno Casentino è stato utilizzato nella decorazione di stivali, per la creazione di copertine da salotto, per abitini da donna, per giacche da uomo indossabili sopra una camicia ed anche per la creazione di calze e decorazioni floreali per la casa.
Agli originali colori arancio e verde, frutto della tradizione, si affiancano oggi nuove tinte come il rosso, il blu, il celeste ed il viola, dando così maggiori spunti creativi ai designer ed a chi indossa gli abiti realizzati con questo tessuto.